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Preamplificatore phono stadio a RIAA attiva

Pubblicato da Fabio il 09/10/2011 alle 16:29 in "Elettronica".
Dopo il precedente post contenente una specie di riassunto "iper-sintetico" sui preamplificatori phono è venuto il momento di fare un esempio, prendendo in esame la configurazione più semplice che esista, cioè uno stadio a RIAA attiva.

Questa tipologia di preamplificatore utilizza un unico amplificatore operazionale, con la rete di equalizzazione inglobata nella reazione del componente. Questo è il tipico schema utilizzato negli apparecchi commerciali, molto economico e semplice da realizzare.

In genere come amplificatore operazionale viene utilizzato: un NE5532, un JRC2068, un LM883 oppure (raro) un TL071, tutti componenti non molto evoluti, ma abbastanza famosi.
Il componente indicato con LF è un blocco "Laplace function" che mi permette di inserire la funzione di trasferimento equivalente della enfasi RIAA.

Stadio Phono a RIAA attiva
Stadio Phono a RIAA attiva

Nell'immagine seguente sono mostrate le risposte in frequenza del circuito: la curva in verde è quella della enfasi RIAA (infatti è evidente l'esaltazione della gamma alta), mentre la curva in rosso rappresenta la risposta dello stadio preamplificatore phono che ha un andamento complementare al precedente.
La curva blu in basso mostra la risposta complessiva del sistema, che dovrebbe essere il più possibile piatta, in modo da indicare che l'effetto di equalizzazione introdotto dalla enfasi RIAA è stato completamente annullato dallo stadio phono e quindi tutte le frequenze vengono amplificate della stessa entità.

Risposte in frequenza stadio phono
Risposte in frequenza stadio phono

Come immaginabile lo stadio phono non è perfetto, quindi la risposta in frequenza si discosta dall'ideale, anche se, solo di 0.5dB circa. Il preamplificatore phono analizzato ha un guadagno di circa 40dB alla frequenza di riferimento di 1kHz.
La tolleranza dei componenti usati è fondamentale, in particolare per i condensatori; anche usando componenti con il 10% di tolleranza si possono misurare variazioni nella risposta di oltre 1 dB.
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Non ci sono più i datasheet di una volta

Pubblicato da Fabio il 18/08/2011 alle 10:43 in "Elettronica".
Piccolo momento amarcord, di quando internet non esisteva ed i computer non erano ancora diffusi. A quei tempi i datasheet dei componenti elettronici, cioè le pagine contenenti le caratteristiche del dispositivo, erano raccolti in degli utili volumi stampati (simpaticamente chiamati handbook).

Quella che segue è una delle pagine di un manuale Toshiba, uno dei principali produttori di BJT di potenza insieme a Sanken e (all'epoca) Motorola.

Datasheet amarcord
Datasheet amarcord

Da notare come i caratteri usati, nei datasheet dell'epoca, ricordassero fortemente quelli delle macchine da scrivere o dei ciclostile.

Alcuni componenti "anziani" sono giunti fino a noi e i loro datasheet sono stati aggiornati, esempio lampante è il uA741 uno dei primi circuiti integrati, progettato da Dave Fullagar.

La maggior parte dei "vecchi" componenti elettronici, col passare degli anni, sono stati sostituiti da altri più moderni, così recuperare il datasheet originale in formato elettronico potrebbe risultare un'impresa.

A volte questi dispositivi obsoleti continuano ad essere reperibili perché prodotti in oriente, ma spesso e volentieri sono di qualità talmente bassa che non hanno niente a che vedere con il componente originale.

Nel caso vi capiti di dover sostituire componenti molto datati, il mio consiglio è di sostituirli con modelli più moderni con caratteristiche compatibili oppure superiori (ammesso di trovare il datasheet originale).

Il grande vantaggio dell'elettronica "vecchio stile" era quello di essere riparabile senza grossi problemi. Sostituire un transistore in formato TO-3 era più una questione di meccanica che di elettronica. smile
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Trova le differenze

Pubblicato da Fabio il 09/07/2011 alle 14:24 in "Elettronica".
No, non sono in vena di giochini da Settimana enigmistica, solo che ultimamente mi si sono guastate due lampade a risparmio energetico, anche chiamate CFL e per la mia nota curiosità ho voluto vedere cosa ci fosse dentro.

Trova le differenze!
Trova le differenze!

A sinistra il circuito di pilotaggio di una lampada Beghelli, mentre a destra quello di una Leuci. Notate niente di strano?
A parte qualche componente sembrano identici!

Analizzando troviamo: condensatori dello stesso tipo, trasformatore molto simili (quello Leuci ha una ferrite leggermente più grande), ponte realizzato con 1n4007, una bobina, transistor MJE13003 e un toroide con gli avvolgimenti realizzati con la stessa colorazione e tipologia dei fili.
Le uniche differenze sono lo sbroglio della scheda ed una lampadina sul circuito del Beghelli con funzioni di scaricatore di sovratensioni.

Questi circuiti vengono definiti impropriamente inverter anche se in realtà sono degli Oscillatori di Royer. La loro principale caratteristica è di essere molto semplici e quindi molto economici.

PS: In fase di accensione della lampada questi oscillatori possono generare oltre 700V, quindi le lampade guaste buttatele presso le apposite "rifuterie" comunali, che è meglio...
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